Il Secondo conflitto mondiale terminò ufficialmente con la firma della resa del Giappone il 2 Settembre 1945, annunciata con un discorso dall’Imperatore Hirohito il 15 Agosto precedente, dopo i due bombardamenti nucleari che avevano sterminato la popolazione di Hiroshima e Nagasaki. La guerra in Europa si era conclusa alcuni mesi prima: il 2 Maggio in Italia, con la resa delle Forze Armate italo-tedesche sul fronte italiano; e l’8 Maggio in Germania, con la definitiva occupazione di Berlino da parte degli Alleati. Di tutte queste date, quella del 2 Maggio è sicuramente la più ignorata, si direbbe cancellata dai libri di scuola. Questo per una speculazione politica che venne fatta nel primo dopoguerra quando, durante la costruzione del mito della Resistenza1, si elevò a data-simbolo della nuova Italia il 25 Aprile. Una data che doveva richiamare la cosiddetta “insurrezione partigiana”, ossia l’inizio di quel movimento insurrezionale compiuto dal popolo italiano, che pose in rotta i Tedeschi e determinò la fine alla Seconda Guerra Mondiale in Italia. Fu così che il 25 Aprile divenne per tutti la data ufficiale della fine del conflitto, con una forzatura che lascia perplessi. E questo per una serie di considerazioni.
Una data cancellata il 2 maggio 1945